Venerdì 3 marzo si è svolto al Circolo Unione di Napoli il convegno : “Donne e diritti – negati e acquisiti – Violenza di genere e la Riforma Cartabia” , organizzato dal marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli Presidente del C.I.S Corpo Internazionale di Soccorso.
Tra i relatori : Marisa Laurito, autrice della Petizione “Donna Vita e Libertà” diretta a Supreme Leader Ali Khamenei; la senatrice Valeria Valente, Presidente Commissione Femminicidio della XVIII Legislatura, la presidente dell’associazione Onda rosa, Marinella de Nigris, la responsabile area violenza di genere del Cis, Emanuela Sica, la responsabile dello sportello Sos Napoli del Cis, Concetta Vernazzaro, per Tozion la presidente Rosaria Gaeta e per Manden diritti civili e legalità Grazia Biondi .
Intervento di Grazia Biondi attivista e presidente Associazione Manden Diritti civili e legalità
Chi sono? Io sono un numero nelle statistiche delle sopravvissute, un nome che non si trova scritto su un gelido marmo, una storia che a differenza di altre può essere riscritta nonostante tutto. Sono una donna che ha avuto l’opportunità di parlare a Montecitorio, in una fredda giornata di novembre:
Ripropongo una parte del mio intervento a Montecitorio del lontano 2017 ( non è cambiato nulla !) un giorno dove finalmente a noi vittime è stata data l’opportunità di parlare, di raccontare cosa avevamo subito e cosa non aveva funzionato .
IO quel giorno rappresentavo i gruppi di auto mutuo aiuto , costituiti da 600 donne , professioniste e non , vittime di violenza
“ Da donna che ha conosciuto il terribile volto della violenza, con la grande consapevolezza di essere una sopravvissuta, ho deciso di non tacere più. Per me, per noi è finito il tempo del silenzio. Tutta la sofferenza che ho patito a causa dell’uomo che amavo, mi ha insegnato che quando arrivi ad accettare l’inaccettabile, diventi parte integrante di un infernale meccanismo. Entri in un circolo vizioso, dal quale non esci più. Inizialmente pensi che accettare tutto sia l’espediente migliore per superare i problemi e le violenze, praticamente un adattarsi per non soccombere. Pensi che possa essere la soluzione per sopravvivere ad un’esistenza ingiusta, che premia i disonesti e i malvagi.
Ma poi ho capito che, se ti abitui ad un’ingiustizia, diventi ingiusta anche tu; se ti abitui alla falsità, diventi falsa anche tu; se ti abitui al sopruso, non sei più vittima, diventi oppressore, perché sei la carnefice di te stessa. Noi non ci stiamo, Presidente. La nostra rivoluzione sarà un’instancabile, costante, testarda reazione a tutto ciò. Forse non possiamo cambiare alcune tristi realtà, ma possiamo evitare che queste cambino noi. In questo percorso di rinascita e di resilienza, ho incontrato tante donne con le loro storie e ingiustizie, insieme al dramma delle madri che hanno perso le loro figlie (vittime di femminicidio) e che, con grande coraggio, aiutano noi altre. Grazie ai social network ci siamo riorganizzate, riconosciute senza conoscerci, supporto ognuna dell’altra. Siamo una rete di amore e solidarietà, quella vera. Siamo le nostre ancore di salvezza.
Viviamo questo giorno come un giorno di protesta e di indignazione, perché nel nostro Paese molte di noi non denunciano più per tanti motivi, che vanno dalla mancanza di fiducia nelle istituzioni alla paura di non sentirsi adeguatamente tutelate e di perdere tutto ciò che di più caro abbiamo, figli compresi.
Non esiste giustizia, non vi è comprensione. Noi che preferiamo tornare dal nostro aguzzino, piuttosto che trovarci davanti a degli inquisitori, perché c’è sempre qualcuno (o qualcuna) che dubita del nostro equilibrio e della nostra forza. Come se subire maltrattamenti, fosse una prerogativa delle donne stupide e senza personalità. Purtroppo solo noi conosciamo il nostro carnefice e non possiamo permettercene altri: quelli che vivono di indifferenza, di burocrazia, di maschilismo; quelli che gestiscono la nostra vita a colpi di documenti, referti, denunce, perizie, verbali, sentenze. Siamo il dolore che merita rispetto, la vita che non può trovare la morte per mano di burocrati indispensabili e indifferenti.
Vi porto all’attenzione il dramma che molte madri vivono, quando decidono di uscire dalla violenza e di separarsi dal compagno maltrattante, denunciandolo. I figli allora diventano un’arma di ricatto, vengono allontanati dalle madri con pretesti assurdi. Così il violento, nel suo delirio di onnipotenza, continua ad esercitare un dominio assoluto sulla donna, spezzandone la volontà e la libertà. È per queste madri e le loro invisibili e innocenti creature, che chiediamo protezione a quella parte sana delle istituzioni affinché la vita sorrida di nuovo ai bambini, allo stesso modo in cui i bambini sorridono alla vita. I tanti e le tante “addetti ai lavori” incontrati in questi anni, non sempre si sono dimostrati preparati al riconoscimento della violenza e alla sua gestione, comprese le situazioni ad alto rischio. In questo percorso molti vivono il dramma immeritato della rivittimizzazione ad opera di chi dovrebbe tutelare e accogliere noi donne, violate nella nostra intimità, nella nostra identità e costrette a vivere situazioni di isolamento ed emergenza protratta, insieme ai nostri figli. Magari non è cattiva volontà, ma impreparazione culturale o mancanza di empatia nel comprendere fino in fondo il dolore che ci attraversa l’anima. Purtroppo fino a quando si continuerà a pensare con i portafogli e con la testa degli uomini, le nostre denunce saranno inascoltate e si trasformeranno nella nostra condanna a morte. L’esperienza mi ha insegnato che quando si denuncia, un avvocato di grido raramente lo troverete accanto alle vittime in gratuito patrocinio, mentre i maltrattanti hanno a disposizione “principi del foro”, incompatibilmente con lo stato di indigenza reddituale che spesso dichiarano, insieme a testimoni compiacenti. Mentre coloro che conoscono la verità, iniziano a dileguarsi. E più il tempo passa e più la loro memoria vacilla, insieme alle loro coscienze (questa è un’amara constatazione dei fatti).
Davanti al drammatico silenzio che avvolge cuori e menti di una comunità omertosa che spesso sa e non parla, che ha perso la cultura del rispetto e della solidarietà, mi chiedo se non siano le leggi a dover cambiare, bensì i cuori e le coscienze di chi le applica, perché chi non impedisce un’ingiustizia ne è complice.
Da donne che ancora sognano, credono e lottano per la giustizia, insieme vorremmo operatori che non ci infliggano ulteriori umiliazioni, poiché abbiamo bisogno di tutela da parte dello Stato e di una giustizia giusta anche per noi. Non servono scarpette rosse per ricordarci, ma serve che vi ricordiate di noi, quando siamo in vita. Cominciate da noi, da quelle donne che vi chiedono aiuto e non lo ricevono. Entrate nelle aule dei tribunali e non nelle piazze. Entrate nei nostri cuori e liberatevi di quei giudizi e pregiudizi, che distruggono le donne.
Alle donne dico che chi mi voleva distruggere, mi ha fortificato. Le paure e le fragilità sono state superate e sono divenute forza. In questi percorsi dobbiamo salvare il meglio di noi, anche se quel meglio ci ha fatto incontrare il peggio, con la consapevolezza di essere donne che hanno avuto la forza e il coraggio di dire basta; il coraggio di riprenderci in mano la nostra vita, la nostra libertà per camminare a testa alta e con dignità, perché essere migliori è un dono, non una punizione! Il mondo ha bisogno di uomini e donne, che insorgano insieme a tutela dei diritti umani delle donne, perché solo quando tutte e tutti avremo la capacità di indignarci e di tutelare chi viene lesa nella dignità, avremo sconfitto la violenza.”
Ho subito dal coniuge, ogni forma di violenza fisica, psicologica ed economica, per 9 lunghi anni.
Quando ho iniziato a ribellarmi, a quest’uomo, sono stata sequestrata in una stanza come un animale in gabbia, sfruttata sul lavoro nell’azienda di famiglia senza alcun riconoscimento economico e contributivo, minacciata di morte e stalkerizzata insieme ai miei anziani genitori. Più volte ho subito e denunciato lesioni, maltrattamenti e attentati alla mia incolumità, intimidita dalle continue aggressioni fisiche e dai vari tentativi di strangolamento. L’ultimo accaduto nel 2011!
Inizialmente ho taciuto per la paura di essere ammazzata, per la vergogna e il timore di non essere creduta. Molte volte sono fuggita, sono stata sempre raggiunta, ovunque, punita e riportata a casa come un oggetto di proprietà.
Ho subito violenze dal 2002 fino al 2011 , ho denunciato dopo l’ennesimo tentativo di strangolamento,, ho visto il mio inferno racchiuso in un discutibile capo di imputazione: “ maltrattamenti in famiglia” e “violazione degli obblighi di assistenza familiare”. Un’inezia se rapportati alla gravità dei fatti.
Altrettanto discutibile la sentenza di primo grado
“ Va osservato sul punto, che l’imputato è incensurato ed ha tenuto un corretto comportamento processuale ( mai venuto o all’occorenza ricoverato ndr ), le condotte di cui all’art. 572 c.p., pur collocandosi temporalmente sin dall’anno 2002 ( 2002 al 2011) ed estrinsecantesi in gravi episodi di violenza in ambito familiare scaturite da futili motivi , tuttavia appaiono causate anche da una forte incompatibilità caratteriale con la persona offesa, che ha finito per scatenare l’indole violenta nell’imputato; il tenore di vita che i testi della difesa hanno delineato ( viaggi , crociere e vacanze ) , le continue riconciliazioni ( sotto minaccia !! ndr ) hanno tuttavia reso la condizione di afflizione della p.o. meno drammatica ” Sentenza del Tribunale di Salerno – febbraio 2018
In tribunale ci siamo rimasti 7 anni, alla fine di questo calvario il Pm chiede 3 anni , ma la condanna è di 10 mesi con sospensione condizionale della pena.
E il reato per lesioni volontarie? “Estinto per intervenuta prescrizione”. Così in Appello la pena è stata ridotta a 8 mesi e 15 giorni di reclusione, come confermato dalla Cassazione.
Ho sperato di uscire da questo incubo e di poter finalmente essere una donna libera, ma dal 2002 ad oggi io sono ancora ostaggio di questo uomo perché la Giustizia, a cui con fiducia mi sono affidata, mi ha resa più debole ed indifesa,
Sono stati e sono anni difficili, in questo momento di grande disagio e tristezza mi sono ammalata di cancro e forse anche per questo nessun mostro mi spaventa più!
Vivo da anni situazioni surreali, kafkiane, tanto da chiedermi se tutto quanto mi accade non sia determinato da un malvolere di cui le vittime si marchiano indelebilmente: se sei vittima lo sarai sempre! Il carnefice, ancora oggi, mi perseguita strumentalizzando la giustizia e creando una rete omertosa di compromessi e di illegalità. Ed anche questo è straziante: la Giustizia alla mercè di malfattori.
Eppure, nel 2018, decido di denunciarlo per stalking giudiziario , sono anni che il mio ex mi rincorre con denunce penali : occupazione abusiva, danneggiamento, appropriazione indebita , furto aggravato, l’ultima è stata a dicembre del 2021.
Per la Procura di Nocera Inferiore, però, lo stalking non c’è: mancherebbe “la prova della sussistenza di un perdurante e grave stato di ansia o paura -da escludersi- in considerazione della tenacia con la quale la persona offesa si oppone all’odierno indagato”. Insomma, io non ho l’atteggiamento giusto che ci si aspetta da una vittima.
Nessuna condanna arriva mai per “lite temeraria” e quasi sempre le spese si compensano quando sono gli uomini ad azionare la giustizia.
Insomma un continuo difendersi da un uomo che ha fatto a pezzi la mia vita (e non solo!)
Così mentre ero malata di cancro ho anche dovuto lasciare al mio ex marito la casa coniugale, “Il disagio economico creato dalle situazioni in cui mi ha trascinato è immane.
Per questo e tanti altri motivi la Giustizia ha fallito , per colpa di singoli addetti ai lavori che per impreparazione o altro sono diventati pericolosi e pregiudizievoli non solo nei singoli casi , ma per la tutela e per il rispetto di una legge che dovrebbe tutelare i piu’ deboli e invece li rivittimizza, una legge e che dovrebbe essere uguale per tutti, ma non lo è !
Un Paese che restituisce un vitalizio ad un condannato per corruzione, un Paese che restituisce la libertà a feroci assassini e poi impiega forze dell’ordine e operatori di giustizia per deportare i bambini alle madri e ai loro affetti .
Nel nostro Paese ogni giorno si consuma una violazione dei diritti umani.
Voi tutti operatori di giustizia onesti, insorgete. Fate sentire la vostra voce. Perché tutto ciò sta inquinando il vostro lavoro, il vostro ruolo, la vostra funzione. Le vittime hanno paura di entrare nei tribunali perché non credono nella giustizia e in chi la rappresenta e tutto questo decreta la fine di una società civile.
E mentre le donne ( vittime) si spaccano in mille, gli uomini continuano a perseguitarle nascondendosi dietro e dentro le aule di giustizia, Schieratevi dalla parte dei piu’ deboli. Il corporativismo distrugge la democrazia e i diritti umani, le sane coscienze salvano le vite e restituiscono dignità alle vittime e alle nuove generazioni un futuro migliore .
La giustizia ha fallito e ora c’è La riforma che deforma : efficiente e spietata con i deboli , timorosa e con le armi spuntate nei confronti di chi delinque .
Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male ma da quelle che lo tollerano.
Grazia Biondi
